Palazzo Ubaldini Apecchio

600 anni e non sentirli

Anche se non è inverosimile pensare che nel luogo vi fosse una preesistenza medievale, i lavori di Palazzo Ubaldini iniziarono con Ottaviano Ubaldini (Gubbio 1422 – Cagli 1498), nel 1477. In seguito alla sua morte sopraggiunta nel 1498 però non si ebbero più notizie fino alla fine del secolo successivo, quando Gentile II Ubaldini (Apecchio + 1543), conte di Apecchio, decise di ristrutturarlo in quanto vigeva in condizioni di abbandono. I conti di Apecchio infatti spesso abitavano nel loro palazzo a Gubbio a causa del fatto che non ne possedevano uno abitabile nel loro territorio. Il luogo in cui sorge il palazzo attualmente comprendeva le due abitazioni Ubaldini, ovvero quella del ramo di Montevicino e quella di Montefiore. Dai documenti del tempo possiamo risalire alla loro collocazione originaria in quanto sappiamo che il palazzo dei conti di Montevicino si trovava nella parte sinistra accanto alla pieve e che quella di Montefiore era nella parte destra accanto alla Porta del Castello (probabilmente l’attuale uscita di sicurezza del Museo dei Fossili). Il conte Gentile decise di unificare le due abitazioni facendone un solo palazzo e concluse i lavori nel 1588. Di questo intervento rimangono testimonianza le sale ipogee che ospitano il Museo dei Fossili e che erano allora le sale di servizio, in cui la servitù svolgeva le mansioni della vita quotidiana. Al momento dell’occupazione pontificia di Apecchio (1752) il palazzo fu confiscato dalla Reverenda camera Apostolica e rinominato Palazzo Apostolico. In questo periodo nelle sue sale vi risiedettero i soldati del presidio pontificio ed il podestà. Il 3 giugno 1781 tutto il territorio fu scosso dal un forte terremoto che si stima essere stato di nono- decimo grado della scala Mercalli e che ebbe come epicentro Monte Nerone. Tra gli altri ingenti danni e vittime che provocò vi fu anche il crollo del palazzo. Subito l’anno successivo iniziarono i lavori di restauro in quanto il crollo non aveva interessato i muri portanti. Sappiamo che in tutta la penisola tra il 1818 ed 1821 ci fu una grave epidemia di tifo petecchiale che colpì anche Apecchio per cui fu necessario usare le sale del palazzo non danneggiate come ospedale, per ricoverare ed isolare gli ammalati. Qualche anno dopo nel 1833 fu registrato nel catasto e dichiarato composto da 5 vani al piano terra e 7 al primo ma si annota anche che non aveva alcun utilizzo. Perciò, vedendosi improponibile un restauro da parte della Reverenda camera Apostolica, papa Gregorio XVI ne fece concessione al Comune di Apecchio, il giorno 10 dicembre 1841 per adibirlo a sede comunale. Questa destinazione si è mantenuta fino ai giorni nostri. Il palazzo dal 1977 ospita nelle sale sotterranee le collezioni del Museo dei Fossili di Monte Nerone. Infine negli ultimi due decenni ha subito un restauro completo del cortile, delle sale superiori ed inferiori.

Veduta frontale

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